Il Feudo
Tra il 1026 ed il 1041 il Vescovo di Bergamo veniva in possesso di ampie proprietà feudali nell’ Alta Val Seriana ed in Val di Scalve sulle quali estendeva la giurisdizione civile che prima esercitava solo sulla città. Questi territori pur essendo ricchi di ferro, argento e legname, dipendevano strettamente dalle importazioni di biade e vettovaglie in regime di esenzione fiscale. I traffici commerciali, avvenivano principalmente attraverso il lago. La Val Borlezza , l’AltaVal Seriana e, in misura inferiore, la Val di Scalve utilizzavano come sbocco naturale per i loro traffici il porto di Lovere.
L’infeudamento dei porti sull’Oglio e sul lago al Vescovo di Brescia, avvenuto nel 1037, creava però grossi problemi per i commerciali delle valli bergamasche. Per non sottostare a tasse ed angherie di altri potentati, fu fondato con l’appoggio del Vescovo un nuovo porto fortificato (Castrum) che fungesse da capolinea settentrionale alla rotta commerciale bergamasca sul lago tra Sarnico e Castro, in parallelo alla rotta bresciana tra Iseo e Pisogne, che alimentava la Valcamonica.
Il nuovo Castrum, attraverso la creazione di una strada intagliata tra le rocce dell’orrido del Tinazzo (via della Corna) permetteva di collegare facilmente al lago la Val Borlezza e l’alta Valseriana senza dover passare attraverso il territorio di Lovere, sottomesso in quel periodo alla giurisdizione bresciana.
Tramontato il potere temporale del Vescovo, negli ultimi decenni del duecento il Comune di Bergamo investì dei diritti sul porto una famiglia di probabili origini cittadine, che per la sua provenienza forestiera prese il nome di Foresti. Il contrasto tra la famiglia forestiera e le famiglie locali fu sanguinoso e portò all’uccisione di Odasio, capo della fazione dei Foresti. I contrasti terminarono solo quando Maffeo Foresti di Castro, figlio di Odasio, fu nominato conte dall’ imperatore Ludovico il Bavaro e si legò strettamente alla famiglia Soardi di Bergamo, entrando in tal modo a far parte della più alta aristocrazia bergamasca. Gli statuti di Bergamo concessero a più riprese a Castro il monopolio dei traffici commerciali con le valli in regime di esenzione fiscale ed il mercato sul porto.
Questo fu all’origine del contrasto con Lovere che si radicalizzò ancor più alla metà del ‘300 quando, passata ormai Lovere sotto la giurisdizione bergamasca, gli statuti di Bergamo, a modifica delle precedenti disposizioni, stabilirono che anche al porto di Lovere potevano essere trasportate senza alcun aggravio fiscale le biade, il vino ed i generi alimentari destinati alla Val Borlezza ed alla Val Seriana superiore.